In data 20 dicembre il quotidiano Libertà ha pubblicato un testo scritto dal dirigente scolastico del Liceo Respighi Elisabetta Ghiretti.
Foyer del Teatro Municipale, 12 dicembre, ore 18.10 circa.
Hanno trovato in qualche modo un posto anche gli ultimi arrivati.
Inizia, con Otello di Verdi, il primo spettacolo di AperiOpera 2023/2024.
In sala su ogni sedia è stato posto un foglio su cui gli spettatori trovano una sintesi della trama narrativa degli atti dell’opera.
La prof.ssa Elena Metti introduce brevemente lo spettacolo (siamo un po’ in ritardo) ricordando garbatamente che i contenuti, come di consueto, saranno anche altro rispetto a quanto presente nel libretto dell’opera.
Le ragazze e i ragazzi di AperiOpera entrano in scena e sono davvero bravi.
Alcuni recitano, altri cantano (il Mo Corrado Pozzoli li accompagna al pianoforte, ma non mancano brani solo strumentali).
C’è anche chi si occupa di garantire un contatto sincrono con i Paesi Bassi e farà poi partire video preparati in precedenza.
Attorno alle 19.00, dopo gli applausi, viene ricordato che tutti i ragazzi coinvolti in AperiOpera ricevono un biglietto per andare a vedere la prima dell’opera che hanno studiato.
Siamo ai saluti e mi viene passato il microfono.
Dico quello che penso: AperiOpera è cambiato molto negli anni.
Agli inizi lo spettacolo aveva l’obiettivo di introdurre il pubblico nei contenuti narrativi e musicali di un’opera lirica anche valorizzando le tecnologie.
Nel corso del tempo i ragazzi del Liceo Respighi hanno formato un gruppo affiatato, hanno maturato una certa disinvoltura nel leggere libretti operistici e di fatto ora propongono una reinvenzione delle opere che potrebbero semplicemente presentare: sul palco di AperiOpera vanno in scena personaggi e contenuti che sono, sì, legati a un libretto d’opera, ma sono stati in larga misura ricreati.
L’invenzione fiorisce nell’ampio spazio che separa il tempo del testo dal nostro tempo. Il linguaggio (soprattutto lessico forbito e sintassi aulica) non sfugge a qualche commento divertito, ma non mancano battute che rimarcano la nostra distanza da oggetti, costumi, abitudini che nel libretto trovano collocazione perfetta, mentre oggi sono davvero fuori dal comune.
Segnalo che per inventare sensatamente a partire un testo bisogna avere compreso molto bene quel testo.
Aggiungo che i giovani hanno il diritto di entrare nella cultura seguendo strade diverse da quelle degli adulti.
Chiudo notando che, nella ricreazione del testo, il drammatico femminicidio-suicidio con cui si conclude l’Otello di Verdi ha lasciato il posto a un altro finale: Desdemona lascia Otello, Otello comprende di essere stato ingannato e, ancora innamorato, cerca di raggiungere Desdemona.
Forse – mi viene spontaneo commentare – il finale dell’Otello di AperiOpera risponde a un bisogno dei ragazzi, molto provati dai recenti fatti di cronaca.
I saluti sono gioiosi e durano a lungo.
Ci si congeda con grande serenità.
Fino a qui, la cronaca del 12 dicembre.
Il 14 dicembre compare su Libertà un articolo dal titolo L’Otello degli studenti senza femminicidio. “Ci siamo fermati prima”.
Il 16 dicembre sempre su Libertà vengono pubblicate una lettera del prof. Alberto Gromi al Direttore Pietro Visconti e la replica del Direttore Visconti (L’”Aperi Opera” del Respighi fa discutere. L’Otello senza femminicidio rielaborato dagli studenti per qualcuno è censura).
C’è stata una censura?
No, non c’è stata alcuna censura.
L’Otello di AperiOpera in realtà non si è “fermato prima” del femminicidio-suicidio: nella riscrittura dei ragazzi l’opera ha avuto un altro finale.
L’Otello di AperiOpera è altro dall’Otello di Verdi ed è “altro” perché così prevede il progetto presente nel Piano dell’Offerta Formativa del Liceo.
Alla base di quell’“altro”, insomma, c’è un processo intenzionale, non una scelta estemporanea.
I ragazzi impegnati in AperiOpera hanno letto il libretto dell’Otello di Verdi, hanno preparato la sintesi della trama distribuita in sala e sono andati a vedere la prima.
Nessuno di loro ha mai ignorato il drammatico finale e, ovviamente, nessuno tra gli insegnanti ha mai cercato di nascondere loro quel drammatico finale.
E’ legittimo prendere un capolavoro della lirica e tradurlo in uno spettacolo “infedele”? E’ corretto prendere un’opera lirica e farla diventare una “Aperi-Opera”?
A mio avviso, sì.
Sì perché la cultura vive anche di citazioni, allusioni, variazioni, rielaborazioni, parodie... Vive, insomma, anche del ripensamento di sé e dei suoi esiti.
Sì perché un’opera lirica che diventa una “AperiOpera” continua a camminare nel tempo interpellando anche non specialisti.
Sì perché la libertà di insegnamento garantita dalla Costituzione non è fare quello che si vuole, ma è non lasciare nulla di intentato pur di assicurare l’apprendimento e ci sono ragazze e ragazzi del Liceo Respighi che, senza avere intrapreso studi musicali specifici, grazie ad AperiOpera a 18 anni possono dire di conoscere il libretto di una quindicina di opere liriche e di essere stati spettatori di altrettante rappresentazioni.
In Italia molti adulti di cultura non possono dire la stessa cosa di sé.
E’ corretto che i ragazzi di AperiOpera siano sempre giocosi?
E’ un tratto che colpisce: in AperiOpera non manca mai il sorriso e, per quanto so, una delle difficoltà che devono affrontare la prof.ssa Elena Metti e la prof.ssa Arianna Gazzola durante le prove è proprio quella di gestire il riso dei ragazzi (solo persone esperte riescono a restare serie dopo una battuta!).
I ragazzi di AperiOpera sono certamente colpevoli di allegria.
Devono farsi perdonare per questo?
A mio avviso no, anzi! Mi spiace non possano essere contagiosi: i ragazzi di oggi hanno un gran bisogno di sorridere.
Forse noi adulti non ricordiamo sempre quanto sia serio il gioco.
Ringrazio il prof. Alberto Gromi (dirigente scolastico, docente universitario, persona sempre molto attenta ai percorsi educativi, ottimo attore e da sempre lettore puntuale di Libertà) per averci offerto una occasione di riflessione.
Ringrazio il Direttore Pietro Visconti per gli spazi che Libertà assicura al dibattito.
I ragazzi di AperiOpera del Liceo Respighi saranno ancora nel foyer del Teatro Municipale, con tutta la loro allegria, alle ore 18.00 del 15 febbraio (andrà in scena Anna Bolena di Donizetti).
Siete tutti invitati.
Il dirigente scolastico del Liceo Respighi
Elisabetta Ghiretti