Wunderkammer - Visita alla Fondazione Golinelli: uno spazio sospeso tra arti e scienze

Facciamo parte del gruppo di studenti del Respighi che, venerdì 26 maggio, ha avuto l’opportunità di visitare l’opificio Golinelli di Bologna. Durante la mattina girovaghiamo per il centro storico della città, che ci affascina con i suoi portici e i suoi edifici che parlano di una lunga storia. Nel pomeriggio arriviamo alla Fondazione Golinelli per visitare la mostra “Oltre lo spazio, oltre il tempo. Il sogno di Ulisse Aldrovandi” curata da Andrea ZanottiRoberto BalzaniAntonio Danieli e Luca Ciancabilla. Veniamo accolti ai piedi di un’alta parete, quella su cui da subito osserviamo “Campo dei miracoli” di Nicola Samorì, la prima opera offerta dalla mostra, che da subito ci presenta una prospettiva multidisciplinare sospesa tra arte e scienza. Non passa molto prima che, probabilmente in modo collettivo, ci rendiamo conto che stiamo attraversando uno spazio diverso dal solito, anticonvenzionale, in cui il tempo sembra essersi fermato.

Ci addentriamo poi in quattro grandi sezioni, ognuna caratterizzata da un filo conduttore che saremo in grado di comprendere solo alla fine: continuità e discontinuità tra reperti dell’Agenzia Spaziale Europea, opere d’arte contemporanee, antichi erbari o la monumentale Monstrorum historia di Aldrovandi. Ascoltiamo attentamente i dettagli di ogni statua, ogni reperto, ogni ricostruzione, ogni quadro… e tutto ci porta al centro della stanza, al buco bianco che lega le dimensioni astratte dell’ambiente.
La seconda parte della nostra visita ha un taglio laboratoriale coinvolgente: veniamo incaricati di raccogliere il materiale per un racconto tutto nostro, che a gruppi potremo mostrare agli altri.
È così che - tra video, foto e storie - ci rendiamo conto del vero senso dell’esperienza in Fondazione: il potere dell’interpretazione. Ogni gruppo monta un video di qualche minuto, incide la traccia audio, propone una rielaborazione di una tematica che l’ha colpito durante la visita. Mentre osserviamo l’elaborato finale di ogni gruppo, ci rendiamo conto di quanto la percezione di ciò che abbiamo appena visto possa cambiare se visto con occhi diversi dai nostri. Il vero filo conduttore della mostra, alla fine, siamo noi stessi. In uno spazio che spazio non è, dove il tempo è relativo, il visitatore resta l’unica reale certezza.

Grazia, Sara e Sofia (4E)

Foto golinelli